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Trento, 11 giugno 2019
Raccolta della frutta  in crisi perchÉ mancano gli stranieri
Interrogazione a risposta scritta
presentata da Lucia Coppola, consigliera provinciale di FUTURA

E’ allarme per la raccolta della frutta. L’agricoltura trentina necessita di circa 8.500 lavoratori per la raccolta di mele, piccoli frutti, uva e ciliegie.

Gli ormai collaudati ed esperti lavoratori dell’est da un paio di stagioni non tornano in Trentino e a ciò ora si aggiunge l’impossibilità di utilizzare, come negli scorsi anni, i richiedenti asilo. Infatti da quando la Provincia li ha concentrati tutti presso la Residenza Fersina a Trento, risulta loro impossibile raggiungere i vari territori per la raccolta, tenendo conto che sono obbligati a dormire nella struttura di Trento.

Il vuoto lasciato da chi fino ad ora ci ha supportato in questo lavoro rischia di essere colmato da organizzazioni che offrono pacchetti di lavoratori che garantiscono la raccolta della frutta in pochi giorni. Il costo che l’agricoltore paga a queste organizzazioni è più alto di quello che si pagherebbe ad un singolo lavoratore, il rischio quindi di caporalato è reale.

La politica leghista del lavoro (e tutto il resto) solo ai trentini fa acqua da tutte le parti.  L’opera quotidiana di togliere dignità, opportunità, di creare ostacoli infiniti agli stranieri toglie anche forza lavoro, mettendo in ginocchio la raccolta della frutta con un danno enorme per l’agricoltura trentina.

Sembra che per i disoccupati trentini questo tipo di lavoro non abbia attrattiva. Fino a qualche decennio fa i ragazzi durante le vacanze estive lavoravano nei campi e si dedicavano alla raccolta per racimolare un po’ di soldi per essere più indipendenti. È pur vero che allora la scuola iniziava il primo ottobre con più possibilità quindi per i ragazzi di occuparsi della raccolta delle mele.

Ora si cercano soluzioni e si pensa di pescare nelle liste dei disoccupati trentini qualcuno che sia disponibile a fare questo tipo di lavoro.

Si ritiene quindi vadano messe in campo buone politiche, che non siano solo restrittive, per poter usufruire di lavoratori che vengano in Italia a fare dei lavori che gli italiani non vogliono più fare. Nello stesso tempo sarebbe importante promuovere delle azioni di avvicinamento delle nuove generazioni al lavoro stagionale nei campi, recuperando un legame importante col proprio territorio.

Tutto ciò premesso

si interroga il presidente della Provincia di Trento per sapere:

– quali iniziative intenda intraprendere per garantire all’agricoltura la manodopera necessaria alla raccolta della frutta, con modalità che non siano più onerose rispetto al passato, al fine di evitare possibili rischi di caporalato;

– se non ritenga che l’assurda decisione di accentrare potenziali lavoratori stranieri a Trento togliendoli dalle valli è servita solo da un lato a creare disoccupazione e dall’altro a sottrarre forza lavoro all’agricoltura.

 

 

      Lucia Coppola

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